La Dad non frena il Polo universitario penitenziario dell’Università di Sassari.

Nonostante tutti i disagi causati dalla pandemia, il Polo universitario penitenziario dell’Uniss è riuscito a portare avanti un progetto pilota nazionale per l’informatizzazione delle aule didattiche penitenziarie (insieme al Ministero della Giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria).

“E’ stato un anno molto impegnativo – commenta il delegato rettorale Emmanuele Farris, da sei anni coordinatore del progetto PUP – che ci ha visti ogni giorno, dal 9 marzo 2020, cercare di fare il possibile per garantire il diritto allo studio delle persone private della libertà. Questa esperienza ci ha insegnato molto, ha dato a tutte le istituzioni coinvolte la spinta motivazionale per collaborare ancora più strettamente e dotarci di strumenti sempre più tecnologici, che non vanno considerati un lusso ma supporti fondamentali per portare la didattica universitaria in modo capillare a tutti gli istituti penitenziari regionali”.

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Uno sforzo sinergico premiato anche dall’ottenimento di finanziamenti dedicati, per due anni consecutivi (2020 e 2021), dalla Fondazione di Sardegna, pari a 32.000 euro: “Questi finanziamenti – spiega Farris – serviranno a selezionare risorse umane qualificate per supportare la capillarità dell’offerta didattica penitenziaria sia all’interno delle carceri (di Alghero, Nuoro, Sassari e Tempio) sia all’esterno, per persone sottoposte a provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria in carico agli Uffici EPE di Sassari e Nuoro e al Centro Polifunzionale per Minorenni di Sassari. Gli strumenti informatici sono importanti, ma servirebbero a poco senza le risorse umane, figure capaci di stimolare e orientare persone provenienti da vissuti difficili a intraprendere o riprendere un percorso universitario. Unitamente alle risorse che l’Ente Regionale per il Diritto allo Studio Universitario – ERSU Sassari ci mette a disposizione da molti anni, per l’acquisto dei testi di studio”.

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Pandemia che non ha intaccato la fiducia degli studenti, mantenendone il numero invariato (circa 60 unità). Rispetto a una media nazionale dell’1,4% e a quella regionale del 3,1%, dove opera il PUP Uniss in media studia all’Università il 5,7% dei detenuti (l’anno scorso erano il 5,4%), con eccellenze a Tempio (15%) e Alghero (11%).

“Da questo anno accademico – per il Rettore Gavino Mariotti – il progetto per studenti detenuti coinvolge 7 dipartimenti su 10: siamo orgogliosi di aver fatto laureare due studenti detenuti durante la pandemia e di aver consentito agli altri di acquisire il 61,5% dei CFU annui nel periodo interessato dall’emergenza Covid, il che porta altri 6 studenti a conseguire la laurea in regime di detenzione proprio in queste settimane. Questi risultati ci spingono a fare sempre di più e sempre meglio in sinergia con il Ministero della Giustizia, e a proporci come polo d’attrazione a livello nazionale non solo per gli studenti detenuti ma anche per tutte le tipologie di studenti con esigenze speciali”.

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