Giovani. Le nuove misure per la prima casa e il contrasto al disagio: ma chi potrà comprare un immobile senza lavoro?

Dopo il via libera del Consiglio dei ministri per le nuove misure contenute nel decreto Sostegni bis, per complessivi 40 miliardi, si è iniziata a scatenare la nuova campagna di propaganda dei vari titolari dei dicasteri dell’Esecutivo Draghi. Per le politiche giovanili, la ministra Fabiana Dadone, attraverso la propria pagina Facebook ha voluto evidenziare la ‘salvifica’ operazione del Governo Draghi: “Per i giovani segniamo un primo risultato nel decreto Sostegni-bis. Oltre alle misure di più ampio respiro come, ad esempio, l’ulteriore contributo a fondo perduto per le partite Iva, i 100 milioni a sostegno delle attività economiche chiuse e i 100 milioni per i comuni a vocazione montana, il fondo per la mobilità sostenibile, finalizzato a riconoscere contributi per imprese e PA, la liquidità per le imprese e l’incremento delle risorse per il contratto di espansione, abbiamo previsto misure ad hoc per i giovani”.

Paradossale la misura sui mutui prima casa per gli under35, in un Paese dove i tassi di disoccupazione e l’inoccupazione giovanile segnano percentuali sempre più preoccupanti. A fronte della garanzia del Governo e senza lavoro o in assenza di un lavoro stabile sarà credibile la richiesta di un mutuo per un/una under35 italiano/a? Sarà sostenibile il pagamento delle quote condominiali, della TARI, delle manutenzioni ordinarie e straordinarie sugli immobili? Per il momento bisognerebbe accontentarsi dell’ottimismo del Consiglio dei Ministri.

Fabiana Dadone, Foto Copyright European Union
Fabiana Dadone, Foto Copyright European Union

Ma queste misure di inclusione, purtroppo, risulteranno costose nel lungo periodo, nonché slegate dalla realtà, alla luce delle riflessioni sollevate pocanzi. Una realtà che con sincera convinzione non deve essere particolarmente popolare tra le sedie di Palazzo Chigi, nonostante le rassicurazioni della ministra Dadone: “Il fondo di garanzia per l’acquisto della prima casa per i giovani è incrementato di 290 milioni di euro già nel 2021 e nel 2022 oltre all’introduzione di una serie di esenzioni da imposte di registro, catastali e ipotecarie: vengono stanziati – prosegue – 50 milioni per il 2021 e 150 per il 2022 per promuovere la ricerca nel nostro Paese. Stanziamo, ancora, 30 milioni in più per contrastare il disagio giovanile ma anche per promuovere misure di inclusione e innovazione sociale e soprattutto per promuovere la crescita personale delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi. Puntiamo inoltre a contrastare la povertà educativa incrementando le risorse per sostenere i centri estivi, le attività educative e ricreative in favore di minorenni, ma interveniamo anche per connettere più efficacemente scuola e lavoro con le Scuole dei mestieri. Un supporto reale anche alla ricerca, con il Fondo ricerca per l’Italia, per dare ai nostri giovani ricercatori una opportunità”. Il pessimismo non può che essere il metro di valutazione privilegiato in riferimento a queste nuove misure. Interventi che non tengono conto della trasversalità della questione giovanile, limitandola a una visione conservatrice ‘casa-scuola’ e incentrata sull’indebitamento delle nuove generazioni, ma per la ministra “I giovani non sono soli!”.

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Entusiasmo condiviso anche dal Premier Mario Draghi, per il quale sarà “più facile per tutti i giovani comprare casa e costruirsi una famiglia e dare quell’elemento di sicurezza che manca oggi. Questo – spiega – vale per tutti i giovani e per i giovani meno abbienti, con parametro Isee fino a 40mila euro, c’è la garanzia dello Stato per l’80% sull’esposizione bancaria”. Il nostro Presidente deve avere una visione troppo ottimistica della capacità reddituale dei/delle giovani italiani/e.

Mario Draghi, © Portuguese Presidency of the Council of the European Union 2021 – Ricardo Castelo
Mario Draghi, © Portuguese Presidency of the Council of the European Union 2021 – Ricardo Castelo

Misure che andranno indubbiamente ad aumentare l’indebitamento che, come è sempre capitato nel nostro Paese, sarà nel lungo periodo pagato dalle categorie più vulnerabili, tra i quali i giovani. Senza contare che in questo periodo di eccitazione da risorse europee, si parla sempre meno delle riforme della Pubblica Amministrazione, della Giustizia e del Lavoro, come da tempo richiesto dalla Commissione europea attraverso le raccomandazioni nazionali. Una corsa contro il tempo, nonché un modus operandi semiserio da parte della classe dirigente del Paese, facilmente ravvisabile nella prossima riforma del Fisco, prevista ‘tra capo e collo’ per il prossimo luglio. Alla luce di questa condotta, come potrà crescere un Paese come l’Italia dove è strutturale l’incapacità di avviare un serio processo riformatore? Come si potrà uscire da questa situazione di maggiore indebitamento se l’Italia continuerà a essere un Paese per nulla ospitale per l’attività d’impresa, scarsamente affidabile e tempestivo in materia di rispetto delle norme e poco attrattivo per gli investimenti stranieri?

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In un siffatto quadro la politica espansiva del Premier Mario Draghi, che sta già registrando un prevedibile aumento dell’inflazione, riuscirà a risolvere tali criticità e ad aumentare la produttività del Paese? Per quanto tempo potranno essere credibili gli interventi di questo Esecutivo? O, come spesso capita, si assisterà all’ennesima greppia di Stato?

Foto di Lukas Bieri da Pixabay