Social media e democrazia, Europarlamento: “Per le piattaforme online c’è bisogno di leggi, non di linee guida”.

Sulla scia dei recenti fatti accaduti negli USA e il problema sollevato su come regolamentare i social media, gli europarlamentari hanno discusso del loro rapporto con la libertà di parola, i diritti fondamentali, lo stato della libertà di stampa nell’UE e le campagne di disinformazione online. Riflessione che ha portato nel corso del dibattito parlamentare a richiedere una maggiore regolamentazione per le piattaforme social, garantendo al tempo stesso la libertà di parola.

L’europarlamentare italiana Annalisa Tardino del gruppo ID ha sottolineato il bisogno di regole chiare per i colossi del digitale, le cui “politiche hanno un impatto sul mondo reale” e che sembrano essere gli unici a decidere quali messaggi siano accettabili o meno. Le decisioni su cosa verrà pubblicato sul fronte digitale non dovrebbero essere basate su delle linee guida create dalle piattaforme stesse bensì da una legge che definisca procedure chiare e norme.

LEGGI ANCHE:  Guerra in Ucraina: il Parlamento europeo sblocca i fondi di emergenza per i rifugiati.

Secondo Marina Kaljurand, dell’Alleanza progressista di socialisti e democratici, le attuali misure contro la disinformazione e l’hate speech sono “insufficienti per contrastare l’attacco alla nostra democrazia”, ricordando che “dopo l’assalto al Campidoglio deve essere chiaro a tutti il risultato della diffusione online incontrollata di disinformazione e odio”.

La vicepresidente della Commissione europea, Věra Jourová, ha fatto notare come la legge sui servizi digitali proposta dalla Commissione, miri ad aumentare la responsabilità delle piattaforme online e a chiarire le norme sulla rimozione dei contenuti illegali, tra cui hate speech e incitamento alla violenza. “Abbiamo bisogno di portare ordine all’espressione digitale della democrazia e porre fine al Far West digitale”.

Dragoş Tudorache del gruppo Renew Europe, ha ricordato che non esiste un mondo online e uno offline, bensì “un’unica realtà in cui dobbiamo proteggere i diritti dei nostri cittadini e le nostre democrazie in egual misura, sia online che offline”, sottolineando inoltre il bisogno di collaborare con altri Stati per definire delle norme basate su valori condivisi e per combattere le strategie usate da Cina e Russia. “Dobbiamo usare il nostro intero arsenale diplomatico per proteggere i diritti dei nostri cittadini e il nostro stile di vita online”.

LEGGI ANCHE:  Risorse proprie. Il Parlamento europeo approva "l'accelerata" per la riforma delle entrate dell'UE.

Ci sono stati anche altri interventi più preoccupati per la minaccia alla libertà di espressione. come nel caso dell’intervento dell’europarlamentare belga Geert Bourgeois, del gruppo dei Conservatori e riformisti europei: “Le piattaforme dovranno analizzare ogni segnalazione attraverso il proprio algoritmo e la conseguenza sarà una censura troppo politicamente corretta”, ha spiegato. Ha poi concluso dicendo: “Ci sono Paesi dove la censura è vietata dalla costituzione, facciamo che sia lo stesso per l’UE”.

Anne-Sophie Pelletier, gruppo della Sinistra, ha insistito per il bisogno di proteggere la libertà di pensiero ed espressione: “Su internet la libertà di un gruppo di persone non dovrebbe arrestarsi dove decidono i proprietari delle grandi piattaforme”. Parlando a nome della presidenza del Consiglio portoghese, Ana Paula Zacarias ha detto: “Ci aspettiamo che le piattaforme online facciano la loro parte in questa lotta comune, ma tocca alle istituzioni democratiche, alle nostre leggi, stabilire le regole del gioco, per definire cos’è illegale e cosa non lo è”.

LEGGI ANCHE:  Marocco, Jordi Cañas: "Come il Governo utilizza i fondi Ue?".

Foto Janeb13 da Pixabay