Alla scoperta del lato segreto del porto di Cagliari. La diga foranea di levante.

Un lingua di pietra e cemento che partendo dalla spiaggia di Sant’Elia si snoda per quasi due km nelle acque del mediterraneo; da un lato il mare aperto dall’altro la grande imboccatura del Porto di Cagliari. È la diga foranea di levante, luogo di Cagliari sconosciuto a molti che segna il confine est dell’area portuale. Costruita nel secondo dopoguerra, la diga foranea è stata a lungo sotto il controllo della Marina Militare. Qui, attraverso un intricato sistema di condutture, vi giungeva dal deposito di Monte Urpinu il carburante destinato alle imbarcazioni. Oramai da decenni la struttura ha cessato la sua funzione originaria e in tempi recenti è divenuta meta per un numero crescente di pescatori, runners, appassionati di fotografia, curiosi.

La diga foranea inizia all’altezza della foce del Mamarranca. Sul versante opposto troviamo il padiglione Nervi, in origine deposito per il sale proveniente da Molentargius, attualmente oggetto di un complicato tentativo di salvaguardia e riqualificazione. Ad accogliere i visitatori, i numerosi gatti di una colonia felina che qui risiede. La prima impressione che si ha è di squallore e abbandono. Ovunque vi sono strutture in metallo corrose dalla ruggine, sterpaglie, rifiuti.

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Sulla nostra sinistra le enormi tubature di color nero in cui in passato transitava la nafta. Le condutture corrono lungo la banchina per centinaia di metri. Passandovi accanto si sentono rumori di assestamento e altri che indicano la presenza di ratti al loro interno. Si intravvedono i primi pescatori. Curiosamente, si tratta in gran parte di ragazzi molto giovani.

Un volta superato un cancello divelto e ricoperto di filo spinato, forse in passato l’accesso all’area più importante della base, troviamo le vecchie installazioni militari. Enormi piattaforme in cemento armato, in parte franate in mare, alle quali attraccavano le navi della marina. I rifiuti, abbandonati dall’uomo o trasportati dalle onde, qui sono ovunque. La sensazione è quella di trovarsi in un film post apocalittico.

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All’improvviso qualcosa d’inaspettato cattura la nostra attenzione. Dall’altra parte del mare la città come non l’avevamo mai vista prima. Scopriamo che in questo luogo Cagliari può essere ammirata con un unico sguardo che la abbraccia da Giorgino a Bonaria.

Proseguiamo; la banchina si fa più frequentata. Oltre ai tanti giovani pescatori transitano ciclisti, coppie, famiglie. La lunghissima trama di tubature finalmente si interrompe e sulla sinistra vediamo una cinta muraria parzialmente diroccata a causa delle onde. Siamo a oltre mille metri dalla terra ferma e l’altro lato della parete si affaccia sulle acque agitate del mare aperto. In lontananza si intravede Il quartiere di Sant’Elia.

Dopo poco il molo si restringe e vira in direzione sud ovest. Ci appare l’imboccatura del Porto di Cagliari segnata dai due fari, uno rosso l’altro verde, posti ai vertici delle dighe. L’altra è quella di ponente e si trova a Giorgino. L’ingresso di una flottiglia di barche a vela nella luce pomeridiana regala delle suggestioni impreviste.  

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Camminiamo ancora per qualche centinaio di metri fino ad arrivare al faro verde, termine della diga foranea. La terra ferma vista da qui è lontanissima. Ci sembra di trovarci sul ponte di una nave in mare aperto e così in un certo senso è. Una nave in cemento armato protetta da ciclopici massi frangiflutti e circondata da acque scure come la notte.

Il sole sta per tramontare e decidiamo di ritornare. Lungo il tragitto ci fermiamo qualche momento per osservare le evoluzioni di una coppia di delfini nelle acque innanzi a noi. Prima di imboccare la parte terminale del molo ci voltiamo un’ultima volta in direzione del mare aperto. Un meraviglioso tramonto mediterraneo fa capolino all’orizzonte. Lo squallore e l’abbandono dell’area sembrano scomparire e per un istante la diga foranea di levante diventa un’immensa terrazza sul mare da cui ammirare lo spettacolo del giorno che si conclude.

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