L’evoluzione delle fake news. Il deepfake.

La credibilità dell’informazione verso i cittadini è sempre più a rischio. Ad aggiungersi all’azione di sistema dei numerosi gruppi di pressione e alla vulnerabilità dei sistemi di controllo dei social network (ormai divenuti autentici vespasiani di fake news e post verità) nella diffusione di disinformazione, si sta registrando un ulteriore disallineamento dalla realtà per effetto dell’azione del deepfake, considerato, ormai, la vera evoluzione delle fake news.

Il deepfake, ovvero la sostituzione dei volti in un video esistente grazie a software estremamente avanzati, guidati dall’intelligenza artificiale, è una tecnologia già nota e utilizzata nel mondo del porno. Fakeapp, probabilmente l’applicazione più utilizzata per la manipolazione dei filmati video, utilizza l’intelligenza artificiale per allineare e fondere un’immagine sull’altra, attraverso l’analisi di numerose espressioni, volti e movimenti labiali. Un algoritmo di apprendimento automatico che sta permettendo a numerosi utenti nel mondo di produrre filmati video manipolati e diffonderli per generare contenuti compromettenti e veicolare una rappresentazione distorta della realtà.

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L’eurodeputato del Partito Popolare Europeo, Jeroen Lenaers, in risposta all’apparente vuoto normativo a livello europeo, ha presentato l’interrogazione parlamentare “Il ruolo delle tecnologie deepfake nella diffusione della disinformazione e nell’influenza dell’opinione pubblica”, allo scopo di chiedere l’intervento della Commissione verso le principali piattaforme social, Facebook e Youtube. 

Secondo l’eurodeputato del PPE: “Le tecnologie Deepfake usano l’intelligenza artificiale per creare immagini in cui le persone sembrano dire o fare cose che in realtà non hanno detto o fatto. In questo modo, le tecnologie deepfake contribuiscono al flusso crescente di disinformazione e all’influenza dell’opinione pubblica e dei processi democratici europei.

Cifre considerevoli per il membro del Parlamento europeo: “I numeri sono allarmanti: secondo la società di ricerca Deeptrace, nell’ultimo anno si è registrato l’84% in più di deepfakes rispetto all’anno precedente. In California, la legge punisce chi condivide deliberatamente filmati video manipolati. Chiediamo alla Commissione di farci sapere se per essa i deepfake possano costituire una seria minaccia alla fornitura equa e fattuale di informazioni e ai conseguenti processi democratici nell’UE, e se sarà presa in considerazione la possibilità di rendere punibile la condivisione dei deepfake in Europa”.

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Per conto della Commissione, nella giornata di oggi, è intervenuto Thierry Breton, Commissario europeo per il Mercato interno e i servizi: “La Commissione condivide le preoccupazioni espresse dall’onorevole Lenaers, in merito ai potenziali effetti del deepfake, mettendo in atto una serie di azioni per risolvere questo problema. Il piano d’azione dell’UE contro la disinformazione riconosce che le tecniche di manipolazione dei video sono da perseguire. La Commissione continuerà a sostenere progetti di ricerca e innovazione in grado di rilevare e identificare video manipolati. Inoltre, il piano d’azione sottolinea l’importanza di responsabilizzare tutti i settori della società e, in particolare, sostenere l’alfabetizzazione mediatica dei cittadini per capire come individuare e respingere la disinformazione, fatte salve le norme giuridiche applicabili a livello dell’Unione o nazionale relative alla disinformazione contenente contenuti illegali”.

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“Attualmente -per i Commissario Breton – la Commissione ha ricevuto le relazioni annuali di autovalutazione dai firmatari del Codice di condotta contro la disinformazione, specificando le politiche, i processi e le azioni intraprese per attuare i rispettivi impegni previsti dal Codice durante il suo primo anno di attività. Come previsto nel piano d’azione del dicembre 2018, la Commissione sta attualmente effettuando la sua valutazione globale dell’efficacia del codice di condotta. Qualora i risultati di cui al codice risultassero insoddisfacenti, la Commissione può proporre ulteriori misure, anche di natura regolamentare”.

Foto di memyselfaneye da Pixabay

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