“Gianna. Lei, era mia sorella” il toccante romanzo di Carmen Salis.

Ancor prima di iniziare a leggere “Gianna. Lei, era mia sorella”, romanzo breve di  Carmen Salis edito da “Amicolibro”, se ne conoscono trama ed epilogo. Titolo e immagine di copertina, un fiore appassito, son già di loro esplicativi. Nel leggerlo, tuttavia, scopriamo un’opera del tutto imprevista. Se la conclusione è nota è nell’essere accompagnati a essa che risiedono la sorpresa e la bellezza del racconto. Pagina dopo pagina apprendiamo sviluppi, antefatti e risvolti raccontati con un ritmo serrato che cadenza l’inarrestabile precipitare di Gianna nell’abisso della malattia.

La narrazione è quindi sobria senza essere povera, essenziale senza essere scarna. Lo stile di scrittura, impeccabile, pare quasi voler preservare la dignità delle persone menzionate nel libro, a partire dalla protagonista, rifuggendo da pietismo e commiserazione. Quando poi la fine arriva, ancorché conosciuta, ci rendiamo conto che è differente da come l’avevamo immaginata e il significato dell’opera ci appare finalmente in tutta la sua evidenza.

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Raccontare il dolore è complicato; raccontare efficacemente un dolore personale è quasi impossibile. Carmen ci è riuscita tanto bene da farci quasi pensare che abbia voluto omaggiare la memoria di Gianna, sua sorella, con una toccante dimostrazione di bravura nell’arte a lei più cara: la scrittura.

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